"Not Just Game: Sport for Life"
OLIMPIADI DEL GIOCO CO-PER-ATTIVO – PROGETTO JUDO

La nostra Fondazione ha partecipato all’iniziativa "Olimpiadi del Gioco co – per – attivo", che rientra nel progetto "Not Just Game: Sport for Life", iniziativa in cui il capofila è stato il CSI di Como.

Il progetto, finanziato da Fondazione Cariplo e dalla Regione Lombardia, è stato scandito da più tappe.

Serate di sensibilizzazione (in una sono intervenuti alcuni atleti disabili per portare la loro testimonianza di tenacia e volontà di superare ogni limite: Gianpaolo Pedrini, Giuseppe Bellotti, Elena Elli e Paolo Zaffaroni), progetti formativi avviati con le scuole, weekend di gioco co-per attivo in cui sono state coinvolte le ASD del Territorio (tra la polisportiva Azzurra, l'Asd Guanzate, l'Asd Lurate Caccivio, l'asd Solbiatese).

Ci piace qui segnalare, però, un’iniziativa specifica.

Il progetto Judo che abbiamo promosso in sinergia con la società di JudoJ.c. Waylog Manutenta XXX, che ha visto la partecipazione di due bambini diversamente abili, che frequentano la Casa di Paolo e Piera, costruita dalla nostra Fondazione e gestita dal Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese.

Cristian, il maestro di Judo, ha voluto sottolineare la dimensione educativa del progetto: 'Il Judo è via di adattabilità. Il progetto Judo non è nato per fare qualcosa di dedicato, ma è stato pensato per inserire, includere, nel normale gruppo di allenamento i bambini con disabilità. Questo processo ha generato effetti positivi nel gruppo, che è diventato più coeso, accogliendo con semplicità e leggerezza la novità di allenarsi e praticare sport con bimbi diversamente abili'.

Riportiamo anche le parole, dense di umanità, di Giulia, mamma di Margherita, che ha frequentato il corso: 'Margherita ha 11 anni, è una bambina autistica che incontra delle difficoltà quando è chiamata a gestire le relazioni con gli altri. Dallo scorso ottobre, Margherita partecipa al progetto Judo. In questo arco temporale, ci sono stati cambiamenti positivi, capaci di sorprenderci: il prendere confidenza con gli altri e la percezione di auto-efficacia, per citare due esempi. Inoltre, abbiamo notato che lei parla di questa esperienza con toni fieri: ''io vado a judo, io faccio judo, oggi a judo ho imparato...'. Un'altra nota positiva è riconducibile al clima sereno che si respira all'interno del gruppo nel quale Margherita è inserita. Suona paradossale, ma è così: "lottano", eppure tu percepisci armonia tra di loro. C'è un lavoro interiore che viene fatto implicitamente. Credo sia un'esperienza utile per un minore con disabilità, ma anche un'occasione di maturazione e arricchimento per gli altri bambini'.

Facciamo nostra la frase della campionessa olimpionica, Bebe Vio: “Essere speciali significa far capire che il tuo punto di debolezza è quello di cui vai più fiero”.

Progetto finanziato da: